I villaggi medievali scomparsi

Descrizione

Il Medioevo è un lungo periodo della nostra storia che copre un’età di oltre mille anni, dalla Caduta dell’Impero Romano (476 d.C) al Rinascimento (XV secolo). Il territorio dell’attuale Parco Pineta venne coinvolto da tutte le dinamiche generali che si espressero nella Lombardia storica: l’insediamento delle popolazioni cosiddette barbariche (in particolare i Longobardi), l’organizzazione feudale, fenomeni di crollo demografico e riassetto degli insediamenti.

I progressi della toponomastica (la disciplina che studia i nomi di luogo e la loro origine) hanno dimostrato che buona parte dei nostri paesi siano stati fondati in età celtica, quindi pre-romana. Gli stessi studi ci permettono di individuare i villaggi di fondazione medievale, ossia quelli appartenenti alla seconda fase di insediamento umano del nostro territorio. Fra di essi vi sono: Beregazzo e Figliaro (di derivazione germanica); Villafranca, Castelnuovo (di derivazione volgare).

Ma se nacquero nuovi insediamenti, altri scomparvero, altri ancora cambiarono nome (come Vignate). Abbiamo traccia della loro esistenza da antichi documenti, spesso di carattere notarile. Con un po’ di curiosità è possibile oggi attraversare questi luoghi e immaginare come fossero in passato [1].

 

Magizate

Il Liber Notitiae Sanctorum Mediolani è un manoscritto, databile attorno all’anno 1300, oggi conservato presso la Biblioteca capitolare di Milano. Esso contiene gli elenchi delle chiese e degli altari dei paesi dell’arcidiocesi di Milano, pertanto rapprenta un preziosa, seppur imperfetta, fotografia degli insediamenti di quell’epoca. Il Liber fu compilato da Goffredo da Bussero, originario quindi di quel paese, non lontano da Monza, fu anche cappellano nella vicina Rovello Porro.

Tra i paesi citati nella Pieve di Appiano, troviamo Maghezate con la chiesa di S. Pietro. Con una serie di confronti , gli storici hanno definito che non si tratti di Mozzate. Altri documenti citano la località come Maghenzana o Maenzana. Diversi sono i personaggi provenienti da Magizate testimoniati tra i secoli XII e XIV: tra di essi i cugini Jacopo e Pagano che parteciparono a una lunga causa legale con una famiglia di Villa ad Appiano nel 1283.

Alcuni anni prima un proprietario terriero dei nostri luoghi, Guascone Alemannolo, donò alla chiesa di S. Bartolomeo al Bosco tutte le terre che possedeva tra Appiano e Magizate; da altri documenti si intuisce che il paese non fosse molto lontano da Venegono. Nel Trecento, il prete Beltrame Carcano fondava una cappellania nella chiesa di Lonate Pozzolo utilizzando i proventi pervenutigli in eredità dal fratello Ambrogio, tra i quali vi era proprio una casa detta «castello di Magizate» e ben 247 pertiche di terreni nello stesso paese.

L’ultima notizia di questo villaggio si ha nel 1346, dopo di che, non se ne ha più traccia. Dove potrebbe trovarsi? Probabilmente le sue rovine sono ancora sepolte tra i nostri boschi. Del tutto ipoteticamente si potrebbe pensare che Magizate potesse essere l’antico nome della località Villafranca, oggi nella porzione settentrionale del territorio comunale di Tradate e prossima a Venegono Inferiore e non lontana da Appiano. Magizate serebbe stato abbandonato, e nello stesso luogo, venne edificata una Villa Franca.

La zona è raggiungibile passando sul sentiero 543. La cascina Villafranca ospita un’azienda agricola privata.

 

Muggiò del Bosco

Sempre il Liber Notitiae registra un’isolata testimonianza di un paese chiamato Migioe Nemoris, con una chiesa intitolata a S. Calimero. La dizione è una forma iperlatinizzata, ossia frutto dell’invenzione del compilatore del documento – scritto appunto in latino – che si trovava costretto a tradurre i nomi volgari nella lingua aulica utilizzata dagli ecclesiastici. Dunque, la parola Migioe sta per gli equivalenti lombardi, ancor oggi reperibili, Miggioeu o Muggioeu; in italiano è Muggiò, come per l’omonima cittadina nei pressi di Desio, o il quartiere di Como posto tra Albate e Camerlata. Nemoris è invece un genitivo che si traduce come «del bosco».

Se il nostro paese scomparso fosse sopravvissuto fino ai giorni nostri, si sarebbe chiamato Muggiò del Bosco, similmente al più noto ed esistente San Bartolomeo al Bosco.

All’interno del Parco Pineta, nel Comune di Carbonate, a cavaliere con Tradate e Appiano, il sentiero 844 attraversa la valle detta del Muggioeu/Muggiò in corrispondenza della piccola sorgente, un tempo molto conosciuta dai frequentatori di boschi, chiamata Osteria del Ginoeugg, perchè, per bervi, bisognava appunto abbassarsi appoggiando un ginocchio a terra. Il torrente Muggiò è un affluente del Bozzente, e il nome è specifico di quel tratto di corso d’acqua, così come della valle boscata appena circostante.

Potrebbe essere questa la sede dell’antico villaggio? É probabile. Nella zona sono state rinvenute occasionalmente diverse pietre lavorate, materiale che potrebbe essere compatibile con avanzi d’età medievale [2].

 

 

[1] Per chi volesse conoscere di più circa questo tema storico: M. Colaone, Paesi scomparsi d’Insubria. Wustungen medievali tra Milano, Adda e Ticino, Ritter, Milano, 2017.

[2] L’ipotesi è stata presentata per la prima volta in: M. Colaone, “Insubrische Totalwüstung: paesi scomparsi del Milanese”,  in Terra Insubre, nn. 58-59, 2011; e nel volume citato in nota [1].

Autore

Matteo Colaone