I casòtt

Descrizione

Se le cascine sono il simbolo del paesaggio agricolo pedemontano – e in generale padano – esistono altre tipologie di architetture minori degne di essere comprese e tutelate. Tra di esse ci sono i ronchi, i roccoli, i pozzi, i lavatoi e altri manufatti di grande interesse, spesso in stato di abbandono a causa della contrazione dell’economia rurale avvenuta nell’ultimo mezzo secolo.

Espressione di questa storia contadina sono anche i casòtt o cassinòtt (casotti o cascinotti, in italiano). Sono dei piccoli edifici diffusi in tutte le aree rurali della Lombardia e della Pianura Padana, costruiti isolati nelle campagne. Si tratta di “casette” la cui costruzione si è resa  necessaria quando la corte o la cascina in cui l’agricoltore risiedeva era distante dai campi da coltivare. In essi vi si riponevano le attrezzature da lavoro per evitare di portarle avanti e indietro, per depositare momentaneamente i raccolti e avere un riparo in caso di maltempo, soprattutto durante i temporali estivi.

casòtt
Casotto nelle campagne di Appiano Gentile con, sullo sfondo, il Monte Generoso. Foto: Matteo Colaone

Solitamente si tratta di edifici di un solo piano e di un solo locale; degni esempi di architettura spontanea e tradizionale, basata sulla funzionalità rispetto alle caratteristiche geografiche, morfologiche, climatiche peculiari del luogo:

  • negli edifici più antichi i muri sono in pietra e sassi locali; in quelli più recenti si fa spazio il laterizio, anch’esso prodotto nelle fornaci della zona;
  • tetto spiovente, per sopportare pioggia e neve, con copertura in coppi;
  • poche finestre e aperture, ossia unicamente quelle necessarie per la giusta arieggiatura;
  • porta in legno, orientata rispetto alle pendenze del terreno.

Osservare con rispetto queste costruzioni rurali fa comprendere che questo genere di edificazione non è avvenuto secondo stili o modelli alti,  ma piuttosto tramite il secolare comportamento individuale, coerente ad una linea acquisita per tradizione attraverso le generazioni.

 

Autore

Matteo Colaone